Ipertensione arteriosa
Ipertensione arteriosa
L'ipertensione arteriosa consiste nell'aumento dei valori di pressione del sangue nelle arterie al di sopra dei livelli considerati normali. Questa condizione, potenzialmente pericolosa per l'organismo, costituisce un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. Le conseguenze dell'ipertensione possono includere gravi patologie come la retinopatia ipertensiva, la nefropatia, la cardiopatia, la fibrillazione atriale, l'infarto del miocardio e l'aneurisma dell'aorta.
La pressione sanguigna è influenzata dalla quantità di sangue pompata dal cuore e dalle resistenze offerte dalle arterie. Quando uno di questi fattori aumenta, la pressione sanguigna tende ad aumentare. La pressione arteriosa viene misurata durante la contrazione del cuore (sistole) e il suo rilassamento (diastole). In condizioni ideali, la pressione sistolica (massima) non dovrebbe superare i 120 mmHg e la pressione diastolica (minima) gli 80 mmHg.
La pressione sanguigna varia nel corpo umano in risposta alle necessità dei tessuti per il sangue e i nutrienti in un dato momento. Questa regolazione avviene istantaneamente e automaticamente attraverso un intricato sistema di interazioni tra il sistema nervoso centrale, gli ormoni e le sostanze prodotte nel sistema circolatorio. Quando la pressione sanguigna supera i limiti considerati normali durante il riposo, si configura una condizione di ipertensione.
Ci sono varie tipologie e stadi dell'Ipertensione Arteriosa. Questa può essere distinta in Ipertensione Essenziale e Ipertensione Secondaria. Inoltre, può essere categorizzata in base alla severità del problema, con quattro stadi distinti: Pressione Arteriosa normale-alta, Stadio 1, Stadio 2 e Stadio 3 (Secondo le linee guida ESH 2023).
Ipertensione essenziale
La maggioranza delle persone affette da ipertensione soffre di una forma nota come ipertensione essenziale. Questa condizione è il risultato di un aumento delle resistenze nei vasi sanguigni, il cui motivo non è sempre chiaro e può derivare da vari fattori fisiopatologici. Tale tipo di ipertensione può influenzare sia la pressione sistolica che quella diastolica. In alcuni casi, l'aumento della pressione riguarda soltanto la parte massima del ciclo cardiaco (nota anche come pressione sistolica). Questa condizione è chiamata ipertensione sistolica isolata ed è più comune tra gli anziani.
Con l'avanzare dell'età, le arterie tendono a perdere elasticità e la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti del flusso sanguigno diminuisce. In questo tipo di ipertensione, i valori della pressione massima superano i 140 mmHg, mentre non si osservano significativi aumenti nella pressione minima, che rimane al di sotto dei 90 mmHg.
Per diagnosticare l'ipertensione, è fondamentale misurare regolarmente la pressione sanguigna. Se non trattata, l'ipertensione può aumentare significativamente il rischio di malattie cardiovascolari e altre complicanze. È importante adottare uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata, l'esercizio regolare, il controllo del peso e la gestione dello stress, per mantenere la pressione arteriosa sotto controllo. In alcuni casi, può essere necessario ricorrere anche a farmaci per il controllo della pressione, sotto la supervisione del medico.
Ipertensione secondaria
L'ipertensione secondaria si manifesta come una condizione collegata ad altre malattie, come la stenosi dell'arteria renale, l'iperaldosteronismo primario, l'ipertiroidismo, la sindrome di Cushing, la coartazione dell'aorta e la sindrome delle apnee notturne. Inoltre, può essere causata dall'uso di alcuni farmaci, compresi quelli da banco come gli anti-infiammatori non steroidei, decongestionanti nasali e alcuni integratori per la perdita di peso. Alcuni farmaci utilizzati per trattare le malattie autoimmuni, come i glucocorticoidi e la ciclosporina, o alcuni farmaci biologici antitumorali possono anch'essi aumentare la pressione sanguigna.
L'iperaldosteronismo primario è una condizione in cui le ghiandole surrenali producono eccessivamente l'ormone aldosterone, il quale svolge un ruolo chiave nella regolazione del bilancio idrico e dei livelli di sodio e potassio nel corpo. Quando questo ormone è presente in eccesso, può portare a un aumento della ritenzione di sodio e acqua e a una perdita di potassio, contribuendo così all'aumento della pressione arteriosa.
Le cause esatte dell'iperaldosteronismo primario non sono sempre chiare, ma possono includere la presenza di tumori benigni (adenomi) nelle ghiandole surrenali o altre anomalie nella regolazione dell'aldosterone.
Alcuni sintomi comuni dell'iperaldosteronismo primario possono includere ipertensione resistente, debolezza muscolare, crampi muscolari e minzione eccessiva. Tuttavia, è importante notare che molti pazienti con iperaldosteronismo primario possono non presentare sintomi evidenti e la condizione può essere scoperta incidentalmente durante esami di routine.
La diagnosi dell'iperaldosteronismo primario coinvolge tipicamente test di laboratorio per valutare i livelli di aldosterone e potassio nel sangue, nonché test di imaging per individuare eventuali tumori nelle ghiandole surrenali.
Il trattamento dell'iperaldosteronismo primario può variare a seconda della causa sottostante, ma spesso coinvolge l'uso di farmaci per bloccare gli effetti dell'aldosterone o interventi chirurgici per rimuovere eventuali tumori surrenali.
Ipertensione in gravidanza
L'ipertensione in gravidanza è una condizione importante da comprendere e gestire per garantire la salute della madre e del bambino. Durante la gestazione, è normale che la pressione arteriosa subisca alcune variazioni, ma l'ipertensione può rappresentare un rischio significativo.
Ci sono due principali tipi di ipertensione in gravidanza:
Ipertensione gestazionale: si verifica dopo la ventesima settimana di gravidanza e di solito scompare dopo il parto. Tuttavia, può aumentare il rischio di sviluppare ipertensione cronica in futuro.
Pre-eclampsia: è una condizione grave che coinvolge un aumento improvviso della pressione arteriosa e una perdita di proteine nelle urine dopo la ventesima settimana di gravidanza. Può portare a complicazioni per la madre e il bambino, come danni agli organi e ritardo della crescita fetale.
È importante monitorare attentamente la pressione sanguigna durante la gravidanza e seguire le indicazioni del medico. Alcuni suggerimenti per gestire l'ipertensione in gravidanza includono:
Seguire una dieta sana ed equilibrata, ricca di frutta, verdura e cibi integrali.
Limitare il consumo di sale e cibi ad alto contenuto di sodio.
Mantenere un peso corporeo adeguato attraverso l'esercizio regolare.
Evitare il fumo, l'alcol e altre sostanze nocive.
Seguire regolarmente le visite prenatali e sottoporsi ai controlli della pressione sanguigna.
Seguire le raccomandazioni del medico riguardo a eventuali farmaci o trattamenti necessari per gestire l'ipertensione in gravidanza.
Riconoscere precocemente i segni di ipertensione durante la gravidanza e gestire attentamente la condizione può contribuire a garantire una gravidanza più sicura e una salute ottimale per la madre e il bambino.
Ipertensione: i sintomi della pressione alta
La maggior parte delle persone con ipertensione non manifesta sintomi evidenti, il che ha portato a definirla il "killer silenzioso". Tuttavia, ci sono segnali che possono indicare un'ipertensione non controllata, tra cui:
Mal di testa localizzato dietro la nuca o nella parte superiore del capo, che spesso scompare da solo dopo alcune ore.
Sensazione di vertigini.
Palpitazioni cardiache.
Sensazione generale di affaticamento.
Episodi di sanguinamento dal naso (epistassi).
Problemi visivi.
Difficoltà sessuali.
I segni più gravi possono includere aritmie cardiache, attacchi ischemici transitori (TIA) e sanguinamenti nella parte bianca dell'occhio (sottocongiuntivale).
Come si misura la pressione arteriosa?
Monitorare regolarmente la pressione arteriosa è fondamentale per individuare precocemente l'ipertensione. La pressione sanguigna può essere misurata utilizzando uno sfigmomanometro a mercurio, uno aneroide o un oscillometro semiautomatico.
Prima della misurazione, è consigliabile che il paziente si sieda per alcuni minuti. Il manicotto viene posizionato sul braccio in modo che il bordo inferiore coincida con la piega del gomito, mantenendo il dispositivo alla stessa altezza del cuore. La misurazione della pressione massima e minima avviene in corrispondenza dell'apparizione e della scomparsa del battito cardiaco, rilevato tramite fonendoscopio. La posizione ottimale è quella del paziente seduto con entrambi i piedi a terra e le braccia rilassate, preferibilmente appoggiate su una superficie stabile.
È consigliabile misurare la pressione arteriosa da entrambi le braccia durante la prima volta per rilevare eventuali discrepanze nella circolazione periferica. In caso di differenze significative tra i valori, si considera quello più elevato; successivamente, si utilizza il braccio con il valore più alto per le misurazioni successive.
Per ottenere risultati affidabili, è importante evitare di assumere caffeina o fumare nei 30 minuti precedenti il test. Quando si utilizzano misuratori automatici, è consigliabile ripetere la misurazione tre volte consecutive e calcolare una media dei valori. Se la prima misurazione è notevolmente più alta delle altre, potrebbe trattarsi di una reazione di allarme e può essere esclusa dalla media.
Fattori di rischio e prevenzione dell'ipertensione arteriosa
È cruciale acquisire una maggiore consapevolezza sui fattori di rischio che possono predisporre all'ipertensione al fine di prevenire potenziali patologie cardiovascolari. Tra i fattori che aumentano il rischio di sviluppare ipertensione troviamo:
- Fattori genetici (predisposizione familiare).
- L'avanzare dell'età.
- Il genere.
- L'obesità.
Le donne che dopo la menopausa presentano un maggiore rischio a causa delle variazioni ormonali.
Altri elementi di rischio includono:
- Adottare uno stile di vita poco salutare.
- Seguire un'alimentazione ricca di grassi.
- Consumare eccessive quantità di sale.
- Condurre una vita sedentaria.
- Abuso di alcol e fumo.
- Mancanza di attività fisica regolare.
- Esposizione allo stress.
Le situazioni di tensione dovrebbero essere evitate in quanto possono innescare una risposta ormonale che aumenta la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Questo stato, se prolungato nel tempo, può risultare dannoso per l'organismo. Per questo motivo, è essenziale apprendere strategie di gestione dello stress, inclusi esercizi di rilassamento e garantire un adeguato riposo.
Un'alimentazione equilibrata, l'esercizio fisico regolare e il mantenimento del peso corporeo sono fondamentali per mantenere la pressione arteriosa sotto controllo e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Studi clinici hanno dimostrato che cambiamenti nello stile di vita possono contribuire significativamente al controllo della pressione sanguigna, sia in combinazione con la terapia farmacologica che indipendentemente da essa.
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© 2024 Antonio Concistrè